Grazie al certosino lavoro di Roberto Venturini, alpino di Teor; ricercatore e appassionato di storia militare, finalmente tornano a casa i resti di tanti dispersi durante la ritirata italiana nella tragica spedizione in Unione Sovietica durante l’ultimo conflitto mondiale. Due delle tre piastrine in foto sono state spedite a destinazione presso il Memoriale del Museo della Cuneense a Cuneo.
Giuseppe Leone, nato a Bra (comune o frazione di Pocapaglia) il 21 gennaio 1915, da Antonio e Maria Tarnavasio. Di professione contadino, studiò fino alla classe 4a elementare. Nel 1936 fu assegnato al battaglione Dronero del 2° reggimento alpini. Richiamato dal congedo nel maggio 1940 fu assegnato al battaglione Val Maira e poi al battaglione Dronero, che seguì in Albania, giungendo a Valona il 19 gennaio 1941. Il 5 maggio si imbarcava da Durazzo alla volta dell’Italia, giungendo a Bari due giorni dopo. Una annotazione sul foglio matricolare riporta che Giuseppe, ora assegnato alla 17a compagnia del medesimo battaglione, riceveva 399 lire a titolo di licenza ordinaria non goduta equivalente a trenta giorni nel corso dell’ultimo anno. Il 31 luglio 1942 partiva col suo battaglione alla volta della Russia con il Corpo di Armata Alpino, impiegando circa nove giorni per raggiungere il territorio russo, dove seguì le sorti della divisione Cuneense. Il 2° reggimento combatté nelle battaglie di Novo Kalitwa, Rossosch, Popowka e Novo Postojalowka. Del 2° reggimento alpini rientrarono soltanto 3 ufficiali, 10 sottufficiali e 195 tra graduati e alpini. Al reggimento fu assegnata la medaglia d’oro al valor militare. Giuseppe fu preso prigioniero il 29 gennaio 1943, in corrispondenza con il fatto d’arme di Valuiki. Dopo la lunga prigionia riuscì a tornare in Italia, presentandosi ad Udine il 31 ottobre 1949.